Just Me, Myself and I

Dal portiere al preside: storia di un’universitaria fuori sede

Postato il 6 Ottobre 2006 in Just Me, Myself and I

L'Italia ha, rispetto al resto d'Europa, un numero di laureati che rasenta il ridicolo.
Fatta questa premessa, io ho frequentato per tre anni un corso post-diploma o para-laurea (chiamatelo come volete) a Firenze. Un corso che alla fine mi ha rilasciato un meraviglioso diploma professionale con cui, in teoria, posso accenderci il fuoco. Il realtà è un diploma ottimo per il lavoro che voglio fare, ma inutile dal punti di vista legale.
Dopo qualche mese di riflessione, e spinta da consigli di vari amici che mi hanno detto che forse all'università mi avrebbero riconosciuto alcuni esami, sono andata ad informarmi.

Un docente dell'università di Arezzo, che tanto per chiarirci è semplicemente una sede distaccata di Siena, dopo appena due giorni dalla mia richiesta mi ha risposto che mi sarebbero stati riconosciuti 120 crediti, ovvero mi sarei potuta iscrivere direttamente al terzo anno.

Sono andata quindi al colloquio di orientamento della Facoltà di lettere e filosofia di Siena, dove prontamente ho presentato al professore il mio diploma e tutto l'elenco degli esami sostenuti. Dopo essersi consultato con una sua collega mi ha spedito in segreteria dalla quale, ovviamente, mi hanno rimandato da lui. Lui mi ha risposto che dovevo scrivere una richiesta al collegio didattico perchè io ero "un caso mai successo prima" e non sapeva cosa fare. Me ne sono andata.
Il giorno dopo ci sono tornata, sono andata in segreteria, dove mi hanno mandato dal portiere, che mi ha mandato da un professore, che mi ha detto di tornare in segreteria, dove mi hanno mandato in un'altra segreteria senza nemmeno sapermi spiegare dove fosse.
In quest'altra segreteria ho trovato una ragazza molto cortese che ha telefonato alla professoressa con cui avevo parlato il giorno prima, la quale le ha risposto che loro non sapevano come fare, e di dirmi che non mi riconoscevano nessun esame.
Mi dico... da 0 a 120 crediti ci sono diverse sfumature nel mezzo...
Comunque sia la professoressa suddetta chiede alla segretaria la mia e-mail per comunicarmi eventuali riconoscimenti. L'e-mail che ho ricevuto dopo solo mezza giornata è stata testualmente la presente:
"Gentile xxx,
ho sentito via e-mail i miei colleghi che concordano nell'opinione che non si possono riconoscere i crediti da te acquisiti con quel diploma.
Mi spiace.
Cordiali
saluti
Axxxxxxxxx Gxxxxx"
Sono andata dal preside. Anzi, in realtà ho irrotto nell'ufficio del preside. Lui mi ha dato udienza. Gli ho spiegato tutto per filo e per segno, sottolineandogli che ad Arezzo  mi avevano risposto in 2 giorni 2 dicendomi dei 120 crediti. Gli ho lasciato le fotocopie di tutta la documentazione e lui ma ha promesso che mercoledì mi avrebbe fatto sapere tutto, e che comunque se a Arezzo avevano detto così anche per Siena sarebbe stata la stessa cosa. Io mercoledì gli ho telefonato, e dopo avermi riattaccato 2 volte è stato irrintracciabile per tutto il giorno. Giovedì mi ha chiamato, gli ho ricordato chi ero e cosa volevo (1 fiornino) e lui mi ha risposto che lui non sapeva niente, e che era il professor tiziocaio l'incaricato di informarmi delle loro decisioni. Ovviamente il signor tiziocaio è introvabile, e nessuno, dico nessuno è stato capace di dirmi niente.

La conclusione di questa lunga storia è che io sono andata ad Arezzo e mi sono iscritta là, al terzo anno, e senza tante storie. Una studentessa della prestigiosa università di Siena costretta al fuorisede per la cazzaggine dell'intero sistema.

--The End--

 

commenti: 4 »

4 commenti to “Dal portiere al preside: storia di un’universitaria fuori sede”

  1.  
    Aeterno

    Ora che l’Università è "libera", libera di essere comunista dal 1° dei presidi all’ultimo degli studenti, ti basta trovarti una raccomandazione "rossa" e tutto si risolverà per il meglio.

    E vissero felici e comun…contenti

  2.  
    brina

    L’università funziona, o meglio, NON funziona esattamente come 6 mesi fa caro amico mio, non è il colore a fare la differenza, è la testa della gente che la fa…

  3.  
    Bettina*

    Anche a me fecero dei casini con il piano di studi quando mi trasferii da Firenze a Siena, per fortuna non cambiai facoltà..ma il piano di studi lo presentai per un pelo..nessuno sapeva consigliarmi, ma poi mi sono trovata benissimo!dai è solo la burocrazia che stressa,ma poi vedrai quanto ti ci troverai bene!Buona serata,b*

  4.  
    Aeterno

    Effettivamente il colore non ha importanza

    Basta vedere cosa fanno e dicono nelle università toscane emiliane ed umbre.

    Stranamente però, questo "pensiero ribelle" degli studenti, non solo non si manifesta, ma si appecorona facilmente al 1° cenno di un professorino di periferia.

    Che gli studenti siano idealisti solo perchè non hanno il coraggio di vivere dignitosamente? E’ questo l’idealismo?

     Fare la pecora e pensare in grande?

    Beh, in tal caso, rimango un becero "uomo pratico".



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