Dei chiedimi se sono felice
Da troppo tempo ci penso e non riesco mai a dirtelo nel modo giusto. Troppo arrogante o troppo poco serio.
La realtà è che credo che da molto tempo abbiamo smesso di chiederci cose importati l'uno dell'altra, e a questo punto mi chiedo se sia perché non ci interessano, o perché le diamo per scontate. É normale dopo "tutto questo tempo"? Non lo so, credo che questo tempo non sia abbastanza. Siamo personalità complicate e forse a volte ci dimentichiamo come siamo fatti o del perché ci siamo innamorati l'uni dell'altra. Passiamo giornate intere a fare cose senza preoccuparci di noi, senza parlare di noi. Forse tu non ne senti il bisogno, forse io ho perso la capacitá di accorgermi quando ne hai.
Ti ricordi cosa mi dicevi due anni fa? Più ti aggrappi forte, più io ti tengo. Allora non sono più capace di aggrapparmi, o forse sento che mi stai lasciando troppo andare.
Io non credo di essere mai stata una persona egoista, ma ho la sensazione di diventarlo sempre più spesso.
Mi preoccupo per me perché forse ho l'impressione che tu non lo faccia abbastanza. Le piccole cose. Come va la schiena amore? Vuoi un massaggio? Sei riuscita a dormire stanotte con le scimmie urlatrici nelle orecchie? Mi domando cosa mi dimentico di chiederti io. Di cosa non mi sto preoccupando.
Ti ricordi chi sono io? Come sono fatta? Ti sembro davvero ancora io? Non so come mi vedi tu, ma io non mi sento più me stessa. Perché la sera nel letto non mi abbracci forte e non mi chiedi mai come stai amore? Come ti trovi qui? Ti senti un po' più a casa adesso? Pensi davvero che tutto questo mi sia davvero già così familiare? Mi sento spaesata, inutile, e terribilmente sola.
No, non ti sto imputando di essere la causa del mio malessere, ma solo, forse, di non esserti chiesto se andava tutto davvero così bene. Tu sei la mia forza, dove sei? A cosa pensi? Tu sei l'uomo che amo e che penso, forse con lo stesso egoismo di cui parlavo, dovrebbe spontaneamente preoccuparsi di una situazione che è naturalmente complicata, e con la stessa spontaneità essere più attento, e cercare di colmare il vuoto che l'essere così lontana da casa, e da una vita che era tanto diversa, può portare. Ognuno ha il suo modo per dimostrare le cose, lo so. Ma qui non c'è un io, o un tu, c'è un noi. E noi è l'unica cosa che ho in questo momento.
E allora chiedimi se sono felice. Chiedimelo come se ti importasse davvero e io ti risponderò che si, sono felice, ma non abbastanza. Questa casa é la cosa più bella che abbiamo fatto insieme, dovrei essere al settimo cielo. Ma il problema è che da sola non basta a riempire una giornata. Non ho un lavoro, e poche speranze di trovarne uno decente. Ed é umiliante restare letto mentre tu te ne vai, rimanere qui sapendo che l'unico mio dovere sarebbe pulire, e con nessuna voglia di farlo. Con nessuna voglia di fare niente, per la verità. Apatica. Perché non dipingi più? Mi sento vuota. La mia famiglia é lontana, e non abbiamo neanche uno straccio di amico da invitare a cena. Non conosciamo, apparte direi una sola eccezione, nessuno che sia minimamente interessante. Passo giornate deprimenti a chiedermi se le cose cambieranno, ma senza nessuna forza per reagire.
Ho smesso di lamentarmi che non andiamo mai a ballare, o a sentire un concerto, o a vedere una mostra. Tu non hai mai pensato neanche di chiedermelo. Eppure lo sai che lo desidero, che sono piccole cose che mi rendono felice. Forse per te non sono cose così importanti. Ma per me lo sono, lo sai. Perché non te ne preoccupi?
Io non sono una che passa ore, o sere, a rincoglionirsi davanti alla tv. Io, rido, o piango, faccio la pazza, amo l'arte, ho milioni di idee, ascolto tanta musica. Io non sono una che accetta un rapporto mediocre, io bacio forte e con la lingua, amo cucinare per tante persone, viaggio, desidero ardentemente. Io non so una che ama dare le cose per scontate, e non sono una che passa le sere a cantare al fottuto karaoke.
Io vivo, ballo, leggo e amo da farfalle nello stomaco. Mi nutro di emozioni forti e piccoli gesti che sento sfuggire dalle mani. Io sono il tuo crazy diamond. Non lasciarmi spegnere, ti prego.
Del sentirsi lieve
Tutto va come deve andare. E questo è un bene. Sono felice. E tranquilla. E nonostante i problemi con mia padre, la morte del nonno e tutto quello che ne è seguito e ne seguirà, e nonostante i pensieri che tutto questo mi porta sento che in questo momento niente può scuotermi davvero. Tantomeno farmi crollare come tante volte in passato era successo. Con me c'è *lui*, e ora come ora è tutto quello che desidero e che mi rende felice. Si pensa al futuro, e ci si preoccupa della mancanza di soldi. Vorremmo una casa più seria, una di quelle a cui attaccare chiodi al muro e per cui comprare una libreria. Si scherza su matrimoni con 400 invitati e vestiti bianchi che continuo a giurare di non voler mettere. *lui* sorride quando vede un bambino. Il futuro ora mi fa paura solo perchè non c'è chiarezza economica. Vorrei potergli regalare in viaggio solo per noi senza doversi preoccupare, solo per qualche giorno, di quanto si spende. Vorrei vederlo sereno e poter fare la mia parte in questa storia che fino ad ora è pesata solo sulle *sue* spalle. E' il momento di battersi i piedi nel culo Brina. Mi spaventa l'idea di dovermi trovare un lavoro che non voglio fare, e che soprattutto porta via tempo ai miei progetti, e deludere me stessa e i miei genitori, che ognuno a suo modo hanno investito tanto in quello che era il mio sogno. Ma la necessità in questo momento è rimettere in sesto i conti in banca. Quindi adesso bisogna tirare fuori i denti e partire. C'è *lui* con me, e questo conta più di ogni altra cosa.
Frivolezze del mese – Aprile/Maggio 2012
Libri e film
Libri
Sto leggendo poco in questo periodo ahimè, complici un pò fi apatia e il fatto che mi si stanca la vista. Solo due libri, il primo, Apocalypse Kebab, è un Urban Fantasy per adulti ambientato in una Praga notturna, scura, fredda. Divertente e coinvolgente, anche se non un capolavoro, è sicuramente una buona lettura per gli amanti del genere. Il secondo, Incubi è una graphic novel molto bella che ho acquistato al Comicon di Napoli.
film

Viaggi & Eventi

30 aprile · Napoli, Fiera Oltremare · Comicon

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Ricetta del mese

Delle nostalgie informatiche
Quando c'era mIrc era tutto più facile. Davvero. Irc era LA chat. E dentro c'era tutto. Un semplice schermo bianco con le scritte nere (ma io ce l'avevo nero perchè avevo uno script figo), la barra per scrivere in basso, l'elenco degli utenti a destra. Niente foto nè tantomeno webcam. Nè la possibilità di scambiarsi file. Niente di niete. Al massimo si potevano fare i disegnini con gli ascii. Volevi solo chiaccherare? C'era il canale #chiaccere. Velevi parlare di calcio? C'era il canale #calcio. C'era il canale della tua città e del tuo gruppo musicale preferito, c'era perfino il canale #sepultura (lo so per esperienza personale). E se cercavi del sesso, c'era il canale #sesso, o #collant, o #piedi. O qualsiasi altra perversione tu potessi avere. Ma di qualsiasi cosa tu volessi parlare sapevi dove andare e avevi centinaia di persone con cui discuterne. Parlavi un pò in chat pubblica, e se qualcuno ti interessava andavi a parlarci in privato. A parlarci. Perchè se poi volevi guardarla in faccia, quella persona, dopo averci chattato e chattato e chattato dovevi prendere il coraggio in mano, un biglietto del treno, e partire. Io me le ricordo le nottate passate su Irc. Che se mai arrivavi a decidere di voler incontrare una persona la conoscevi così bene che avrebbe potuto essere tuo fratello. La chat serviva a passare il tempo e ad alleviare la solutidine. E ci ho conosciuto persone meravigliose. Con alcune di queste sono ancora in contatto, e una di queste è il mio *lui*. E certo, come in ogni cosa, il sesso era il motore di tutto. Ma anche in quel caso le possibilità erano incontrarsi di persona o usare la fantasia, perchè davanti a te, sul tuo schermo, avevi solo parole e le fantasie dell'altra persona.
Poi è venuto msn, e la chat è diventata una cosa più intima. Solo uno a uno. Serviva per parlare con persone che già conoscevi, non con gente nuova. Però alla fine non era male, insomma ci si potevano scambiare le foto e parlare in un ambiente più riservato. Infine è arrivata la webcam. Certo che meraviglia potersi parlare e vedersi a distanza. Certo che brutto non aver più voglia di incontrarsi. La webcam ha rivoluzionato la chat.
Adesso di chat ce ne sono centinaia, forse migliaia, per metà semideserte. C'è Chatroulette che non fai in tempo ad entrare che ti hanno già nextato 10 volte, hai visto 4 stronzi americani col cappellino da rapper, una tipa annoiata e 15 pervertiti col pisello in mano.
Ci sono le webchat, perlopiù frequentate da coppie, uomini e ragazzine dalla dubbia maggiore età. Cliccando sull'icona della webcam accanto al nick puoi vedere quella persona. Inquadratura delle tette = donna. Sfondo random o due spalle vicine = coppia. Pisello in mano = uomo. I più ti contattano per sapere se fai vedere la figa o se ti piace prenderlo nel culo. Raramente per chiederti cosa significa il tuo nickname. E tra le due non so quale sia peggio.
Nelle altre chat, quelle senza tette, non c'è nessuno. Giusto quei cinque che l'hanno fondata e che non hanno voglia di fare le scale per trovarsi al bar. E se vai in giro per il web cercando qualcosa, due chiacchere, un pò di compagnia, qualcuno che ascolta la tua stessa musica, o anche una tipa grassa e tettona perchè a te piacciono così, non sai più dove andartela a pescare. In quelle poche chat con un pò di utenti tutti chiedono e nessuno risponde. Tutti parlano e nessuno ascolta. Nessuno ha più voglia di conoscersi.
E niente... era solo per dire che mIrc è diventata una roba vintage, e questo mi fa un pò tristezza. E a questo punto trovo che le chat abbiano perso la loro poesia. Quella poca che avevano.
Di te e dei miei ormoni
